Project Description
Tra la seconda metà degli anni cinquanta e i settanta l’Italia conosce una trasformazione epocale: da paese agricolo e arretrato diventa una nazione industriale. Diversi autori si incaricano di raccontare il cambiamento antropologico e culturale in atto, le trasformazioni nel costume, nel paesaggio urbano e in quello rurale, il fenomeno dell’emigrazione, i nuovi volti della modernità e della società dei consumi e le condizioni di povertà e di arretratezza che ancora segnano il paese. Pepi Merisio costruisce un intenso racconto sulla provincia lombarda e sul mondo contadino della campagna bergamasca, con le sue tradizioni e i suoi modi di vita secolari, che l’Italia del boom cancellerà per sempre; Carla Cerati si impegna in una quotidiana mappatura dei mutamenti nel tessuto urbano e sociale di Milano, mostrando una città sospesa fra le realtà ancora popolari dei racconti di Giovanni Testori e la nuova dimensione di moderna metropoli con la sua industria culturale. Mentre Carlo Orsi affida al suo libro Milano, pubblicato nel 1965 insieme a Giulia Pirelli, un efficace affresco della città capitale del miracolo economico.
Si va definendo in questi anni una fotografia di testimonianza che ha nella denuncia della condizione di segregazione e violenza dei manicomi di Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro uno dei suoi momenti più alti e che sfocia poi nella stagione del ’68. Una nuova generazione di giovani fotografi racconta allora le ragioni della protesta, le speranze e le idealità del movimento antiautoritario: autori come Uliano Lucas e Tano D’Amico seguono le manifestazioni studentesche e operaie, vivono dall’interno le battaglie per i diritti civili e si fanno al contempo testimoni degli scontri violenti che attraversano l’Italia negli anni settanta.
Intanto anche il linguaggio fotografico è mutato, si fa meno lirico e meno iconico, più descrittivo, secco e incalzante, anche in seguito ai progressi dell’industria fotografica che negli anni Sessanta offre nuovi obiettivi e pellicole più sensibili. Una fotografa come Letizia Battaglia può così raccontare la cronaca di mafia e la società siciliana con uno stile che entra anche fisicamente negli eventi e li restituisce in tutta la loro drammaticità, con riprese ravvicinate, partecipi e coinvolte.