Project Description

La fotografia come “rilevamento-disvelamento”, come documentazione e reinterpretazione dell’opera d’arte, come nuova protagonista della ricerca artistica.

Fra gli anni sessanta e i settanta la fotografia italiana si apre a nuovi percorsi di riflessione e sperimentazione, che si intrecciano spesso con le nuove tendenze del mondo dell’arte. È il periodo della grande popolarità del pensiero strutturalista, della diffusione degli studi di semiotica e di quelli sul sistema della comunicazione e numerosi fotografi e artisti iniziano a porre al centro delle proprie opere la riflessione sulla natura della fotografia, sul suo aspetto di traccia, riproduzione fedele della realtà da un lato, e su quello di linguaggio e rappresentazione dall’altro.

Ad anticipare questi nuovi indirizzi è Ugo Mulas, con la sua opera di analisi e restituzione del lavoro degli artisti e con la serie delle Verifiche, vera e propria decostruzione concettuale delle caratteristiche del mezzo fotografico. Accanto a lui autori come Mario Cresci e Luigi Ghirri aprono la strada ad un lavoro d’indagine sulla fotografia come rappresentazione e sulla realtà come sistema di segni che la fotografia cattura ed evidenzia, che attraversa le ricerche di molti autori di questo periodo, da Franco Vaccari ad Aldo Tagliaferro.

In questo contesto il processo fotografico della polaroid, che riproduce e mostra istantaneamente, come un “ready-made”, un frammento della realtà, diventa uno degli strumenti espressivi preferiti da molti autori, come nelle opere di Paolo Gioli, “trasferti” su carta o altri supporti fisici della pellicola impressionata dalla polaroid, che diventano memoria di una presenza fisica votata alla morte, traccia in cui si intrecciano la fisicità dei corpi e degli oggetti ritratti e l’amalgama chimico che li cattura sulla superficie di un supporto materiale.