loc_cronaca_011980/2020. Quarant’anni di cronaca bresciana
A cura di Renato Corsini e Laura Bergami
Fotografie di Tito Alabiso, Umberto Favretto, Franco Lucini, Marco Ortogni, Gabriele Strada, Filippo Venezia
Dal 3 al 22 ottobre 2020
Inaugurazione, sabato 3 ottobre, ore 18.30

Per tutto il periodo della mostra il Macof rimarrà aperto fino alle 19.30 invece che fino alle 19.00

Tito Alabiso, Umberto Favretto, Franco Lucini, Marco Ortogni, Gabriele Strada e Filippo Venezia sono i nomi dei fotografi i cui scatti hanno testimoniato gli ultimi quarant’anni della cronaca bresciana. Quattro decenni che Renato Corsini ha voluto raccogliere in un libro, Quarant’anni di cronaca bresciana appunto, compiendo un’operazione che nulla ha a che vedere con una memoria nostalgica di quello che è stato, ma che, al contrario, fissano sulla carta il cambiamento di una città e non solo.
Sfogliando le pagine del volume e visitando l’installazione, aperta al Macof, si riescono a cogliere mutamenti, a volte sconvolgenti, che hanno fatto della nostra città e provincia quel che sono oggi. Un percorso, corredato dai testi di Laura Bergami, che può essere affrontato nelle due direzioni partendo dal 1980, con le medaglie d’oro del judoca Ezio Gamba o il ripensamento della circolazione nel centro storico di Brescia, o, invece, sfogliandone le pagine a ritroso dal 2020, con i drammatici fotogrammi che raccontano la pandemia nel nostro territorio.
«Difficile il lavoro del fotoreporter – scrive Renato Corsini nel suo testo introduttivo – quando con un singolo scatto ti viene richiesto di raccontare una realtà sociale, un evento quotidiano o straordinario, lasciandoti, tra l’altro, la sola alternativa dell’essere veloce a farlo ». Nessuna pretesa di artisticità, dunque, ma preziosi documenti, usciti dagli archivi privati dei fotografi per diventare, così uniti, patrimonio della brescianità.
Tanti gli eventi, più o meno grandi, più o meno segnanti che avrebbero potuto essere inseriti e per i quali, scrive Laura Bergami: «Scegliere o scartare, è stato un consapevole arbitrio commesso in buona fede». Non uno zibaldone, compilato una volta per tutte, piuttosto l’abbozzo di un lavoro che potrebbe suggerire e fare da viatico alla catalogazione e sistematizzazione di ciò che negli archivi dei giornali resta ancora da classificare e organizzare.