La luce sapientemente e raffinatamente diffusa, la profondità di campo al ricercato servizio delle calibrate sfocature, il capello fresco di “hairstyling” (allora si chiamava ancora “pettinatrice”), il trucco non visibile ma delicato e misurato, lo sguardo sognante e ammiccante e il sorriso appena accentuato con discreta malizia: erano gli ingredienti dei fotografi della Paramount Pictures e della Columbia; quelli, per intenderci dei ritratti delle attrici di Hollywood.
Le loro modelle si chiamavano Rita Hayworth, Grace Kelly, Ava Gardner o Jayne Mansfield e le loro immagini arrivavano in Italia per accompagnare, promuovere e alimentarne il mito. L’opposto dei nostri “paparazzi” che negli anni della “dolcevita” romana sbattevano in prima pagina il gossip dei personaggi dello spettacolo senza badare certamente alla forma della loro rappresentazione.
Erano però entrambi esempi di grande professionalità: da una parte la tecnica raffinata, dall’altra la ricerca spasmodica dello scoop. Di certo, la vanità femminile, anche nella sua declinazione quotidiana, privilegiava evidentemente il patinato e rassicurante ritratto destinato alla propaganda della propria rappresentazione di bellezza. E a Brescia, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, i professionisti, quelli veri, quelli in grado di operare all’interno di uno studio attrezzato con garanzie di riuscita, erano pochi.